Più che la voglia, avevo la necessità di produrre il latticello per i miei impasti, che sapevo essere lo scarto derivante dalla lavorazione del burro, così mi sono cimentata anch’io nell’impresa.
Memore di un post di Iana prima di iniziare vado velocemente a rileggermelo.
Dapprima gasatissima, 10 minuti di sbatacchiamento di un litro di panna fresca nello sbattitore, dopo i grumi, il filtraggio con la garza, la separazione del burro dal latticello (?), messa in stampo del burro e conservazione in frigo!
Fin qui tutto chiaro e l’eccitazione per la trasformazione avvenuta sotto i miei occhi alla velocità della luce è ancora tanta :-)
Avendo tutta la mattina davanti e avendo un libro da finire, metto le mani in pasta e do vita alla ricetta del giorno, usando ovviamente il mio latticello nuovo di zecca :D
Anche qui: impasto -> lievitazione -> formatura -> lievitazione -> cottura -> assaggio e meraviglia delle meraviglie, rimango sorpresa della sofficità di questo lievitato.
Ma è fantastico penso, ecco perchè nel nord Europa e nei paesi anglosassoni viene usato molto negli impasti, mica scemi!!
Ben presto però la contentezza si trasforma prima in perplessità, poi in delusione :-( Depression!
Da cosa è nata la mia perplessità???? Innanzitutto il campanello di allarme è suonato quando (dopo aver fatto tutte le operazioni di cui sopra) assaggio il latticello: è delicato, ha un sapore tra panna e latte, consistenza di un latte scremato!!! Ma come, avevo anche letto che era leggermente acidulo?
Quindi:
1) mi dico che sono tonta perchè “come poteva essere il mio acidulo?? Ho solo centrifugato della panna fresca!!”
2) mi collego ad internet, rileggo il post di Iana, poi trovo anche quello interessante di Croce e Delizia… tutti mi confermano che il latticello, quello che nel nord Europa viene utilizzato nei lievitati, il cosiddetto cultured buttermilk, e che in cuor mio speravo di aver prodotto, è “latte fermentato” e che quindi è leggermente acidulo, ha una consistenza tra il latte e lo yogurt e se lo vuoi fare a casa bisogna far fermentare il latte o con yogurt o con il buttermilk, quello original, acquistato al supermercato (si ma quale??)
Quindi nulla a che fare con quello che mi trovavo di fronte!
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: questa specie di latticello uncultured :-) così come l’ho fatto io, si usa oppure no secondo voi?
A rigor di logica, se uno pensa di stare usando il cultured buttermilk, forse no, ma allora perchè in molti lo usate, così come ho fatto io?? Qualcuno sa se comunque anche anticamente veniva usato in cucina o è frutto di un po di confusione???
Però il lievitato era venuto bene!
buon week end